Lo sport italiano ha dimostrato, in un momento difficile della collettività a causa della pandemia, di essere capace non solo di conseguire primati e di dimostrare al mondo una capacità di reazione senza precedenti, ma anche di essere una forza inclusiva, in grado di accogliere tutti senza discriminazioni e di motivare con la medesima energia.
Questi risultati sono il frutto di un modello sportivo basato sull’associazionismo e sulla organizzazione confederale garantita dal CONI, che l’Italia ha costruito in oltre 75 anni di esperienza. Questo modello si può sicuramente migliorare e rendere sempre più efficiente; quello che non si può fare è modificarlo solo per voglia di occupazione politica, considerato che l’autonomia delle strutture sportive, a tutti i livelli, è la base non solo del rispetto della Carta Olimpica, ma anche della possibilità di ottenere risultati di questa dimensione.
Se le modifiche intervenute negli ultimi due anni non vengono adeguatamente corrette, si corre il rischio di perdere l’efficienza, la responsabilità e, soprattutto, la capacità, attraverso le vie democratiche, di rispondere sia dei risultati sia del funzionamento delle strutture sportive e, quindi, di sprecare questo patrimonio e di non ottenere più questi straordinari risultati che tutti, in questo momento, riconoscono.
Le norme che sono intervenute con i due recenti decreti legge, pur riconoscendo formalmente l’autonomia del CONI, nella sostanza ne impediscono la funzionalità, sia in termini di assegnazione del personale, sia in termini di svolgimento delle proprie competenze, e rischiano di vanificare ogni sforzo teso allo sviluppo e all’efficienza del sistema sportivo.
Per questa ragione è indispensabile, attraverso la legge di stabilità, modificare quanto stabilito dalla legge 145/2018 che, costituendo Sport e Salute come braccio operativo del Governo, ha finito per creare duplicazione di costi, inefficienza e invasione della politica nell’ambio dell’ordinamento sportivo.
Le soluzioni possibili sono due: o Sport e Salute ritorna ad essere a tutti gli effetti la società di servizi del CONI Ente pubblico, come era Coni Servizi, rispettando le regole della Carta Olimpica e del CIO, oppure si devono modificare profondamente i due decreti sopracitati. In questa seconda ipotesi, le modifiche devono garantire la funzionalità dell’ente rendendo agevole il passaggio del personale dirigente e non dirigente, dipendente a tempo indeterminato e attualmente in forza presso la società Sport e Salute, attraverso la cessione del contratto, senza distinzione per chi opera in regime di avvalimento ovvero in regime di contratto di servizio.
Nello stesso tempo, è indispensabile prevedere, nell’ambito della dirigenza dell’ente CONI, almeno una unità di livello generale, analogamente a quanto avviene in tutti gli enti pubblici dello Stato.
La Giunta Nazionale del CONI ritiene inaccettabile il perdurare di questa incresciosa situazione, che si protrae da più di due anni e che mortifica la storia del CONI e tutte le persone che quotidianamente, con passione ed abnegazione, prestano la propria attività al servizio dello Sport Italiano. In caso di mancato riscontro positivo, la Giunta Nazionale sarà costretta ad assumere iniziative conseguenti.
Alla luce della pressante necessità di fornire ai tesserati l'idoneità all'attività sportiva agonistica in scadenza, si invia in allegato l'elenco aggiornato dei soggetti autorizzati alla certificazione di idoneità all'attività sportiva agonistica.Con l'occasione si ricorda che è previsto, da parte dell'Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, il rimborso di euro 50,00 per le visite svolte ai minori e paralimpici under 25 presso strutture private convenzionate.Si ricorda inoltre che gli atleti che, in corso di validità della certificazione di idoneità alla pratica dello sport agonistico, hanno sviluppato una positività al COVID, per poter riprendere l’attività sportiva devono presentare alla Società Sportiva un attestato denominato RETURN TO PLAY che autorizzi la ripresa dell’attività agonistica.La rivalutazione va richiesta alla Struttura Sanitaria o al Medico Specialista in Medicina dello Sport che ha rilasciato la certificazione di idoneità agonistica in possesso dell’atleta.
WBL (Woman Boxing League) è un torneo nazionale a squadre regionali giunto ormai alla sua ottava edizione; per 3 giorni (dal 5 al 7 novembre) la splendida Pompei si è animata di sano agonismo, ospitando le più forti atlete italiane della categoria Elite 1 e 2 serie.
In questa sede il Trentino è stato rappresentato da Agnese Mabboni, atleta in forze alla Rovereto boxe, “prestata” alla Delegazione Veneta per rafforzare la squadra. La trentina ha affrontato con la consueta determinazione tre combattimenti in tre giorni, due vinti alla grande e il terzo perso di stretta misura. Due vittorie che hanno permesso alla rappresentativa del Veneto, per la quale ha combattuto, di conquistare la medaglia di bronzo, davanti alle rappresentanti della Campania e della Puglia, nella categoria Elite 1, cioè il gotha della boxe dilettantistica.
La pugile trentina, allieva del Maestro Giuseppe Pavan, ha fatto il suo ingresso nell’Elite 1 a testa alta confermando le promesse che aveva messo in mostra nella precedente edizione sempre a Pompei dove, con le sue vittorie, trascinò la rappresentativa del Leone di San Marco alla conquista del secondo gradino del podio per la Elite 2. Un successo di squadra e individuale, perché la 54 chili roveretana venne premiata come migliore atleta della kermesse pugilistica della città partenopea.
Anche quest’anno Agnese ha saputo dimostrare di che pasta è fatta! Forza, determinazione, umiltà, coraggio e perseveranza negli allenamenti, le hanno permesso di raggiungere questi splendidi risultati ed esprimere la sua profonda passione per la “noble art”, che sempre più affascina le ragazze. Uno sport duro, ma elegante che forgia il corpo ma soprattutto il carattere come testimonia l’impegno di Mabboni che, nella sua giovane carriera, ha già all’attivo, sui ring di tutta Italia, 28 match, con 22 vittorie, un pareggio e 5 sconfitte.
IRENE PEDROTTI medaglia d’argento agli Europei Under23 di JUDO.
Alla Ludovika Arena di Budapest è andata in scena l’edizione 2021 dei Campionati Europei Under23 di Judo Olimpico dal 05 al 07 novembre.Tra i convocati della nazionale italiana di Judo c’era anche Irene Pedrotti, cresciuta presso l’associazione Asd Judo Caldonazzo dalla madre Casagrande Greta maestro di Judo 5°Dan e passata da quattro anni a Bologna dove ora studia scienze motorie. L’atleta trentina tesserata al Dojo Equipe Bologna, si è guadagnata la convocazione grazie ai risultati precedentemente ottenuti.
Secondo Campionato Europeo consecutivo per Irene, che nel 2020 aveva partecipato al Campionato Europeo Under21 in Croazia, concluso con una prova tanto generosa quanto sfortunata.
Questa volta le cose sono andate decisamente meglio, con Irene che conquista il secondo gradino del podio nella categoria fino a 70kg, battuta in finale dalla compagna di nazionale Martina Esposito, ottenendo così una splendida doppietta per i colori azzurri.
Cammino non facile per Irene, la giovane atleta perginese, opposta al primo incontro a Minel Akdeniz, giovane ma esperta turca già titolare nella nazionale maggiore del suo paese. Incontro comunque vinto con una condotta molto aggressiva da parte di Irene Pedrotti che non ha lasciato spazio all’avversaria. Nei quarti di finale Irene si è sbarazzata della olandese Silja Kok, sua autentica bestia nera, e poi in semifinale ha battuto per Ippon la georgiana Mariam Tchanturia. Finale molto tirata contro la compagna di nazionale, e storica avversaria, Martina Esposito che ha avuto la prontezza di piazzare un vantaggio tecnico subito, ad inizio incontro, vantaggio difeso fino alla fine nonostante i continui tentativi di recupero da parte di Irene.
Si tratta comunque di un ottimo risultato per Irene; un podio europeo che rappresenta uno stimolo in più per i prossimi Campionati Italiani Assoluti a dicembre e per la prosecuzione della corsa Internazionale.
La Giunta Coni Trento ha avuto l'onore della visita del Presidente Giovanni Malagò con il quale ha discusso alcune tematiche inerirenti lo sport trentino.